Gite turistiche

Si deduce da tale testimonianza che la Parrocchia, e quindi la chiesa sul monte, non era più intitolata allora (1722) a “S. Maria di Giacomo”, ma ai S.S. Filippo e Giacomo; inoltre che la chiesa era già in stato di abbandono (non definitivo, altrimenti il vescovo non vi avrebbe fatta visita), che, quindi, ne aveva già preso il posto, per le quotidiane pratiche del culto, la cappella del Corpo di Cristo di Pozzillo; la quale circa un secolo dopo, sarà incorporata in una chiesa grande, cioè nell’attuale chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo.
La chiesa di S. Filippo era accessibile da Villa e Curti attraverso un sentiero collinare pianeggiante, pedonale o percorribile con l’asino, tipico animale locale da trasporto e da soma del tempo della civiltà contadina: sentiero che oggi è stato ampliato e trasformato in strada, dopo un cinquantennio di abbandono.
Da Pozzillo vi si accedeva attraverso tortuosi viottoli, che s’inerpicavano tra verdeggianti uliveti. In epoca recente i viottoli sono stati dismessi, anzi si sono cancellati da sé per difetto d’uso; infatti fino agli inizi degli anni settanta del Novecento, alla chiesa si andava a dire e sentire messa una volta all’anno, nella mattinata del giorno di Natale, e i fedeli vi si potevano recare a pregare in qualsiasi giorno; quindi i viottoli erano frequentati. Oggi al luogo si accede attraverso una strada, transitabile anche con l’auto, costruita in questi ultimi anni, ora in via di definitiva sistemazione. Ma la chiesa non è più utilizzabile da più di trent’anni, essendo crollato il tetto di copertura e quindi, ridotta in rovine. Da essa tutto era stato trafugato: un grande quadro alla parete laterale, quello dell’abside, già menzionato, un’acquasantiera di stile barocco, ogni oggetto di arredo. L’unica campana superstite, cioè salvatasi dai furti, fu prelevata in tempo e collocata sul campanile della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, ove costituisce la seconda delle due “campanelle”; il suo suono argentino perpetua nei secoli, per i paesani, il ricordo del nome e della chiesa di S. Maria di Giacomo.
Il quadro “dipinto su legno” che nel 1583, all’epoca della visita del vescovo Maranta, “dominava dall’abside, raffigurante il Cristo nel mezzo e i dodici apostoli ai lati” non si è mai saputo che fine abbia fatto. Il soggetto fu riprodotto sulla parete frontale dietro l’altare maggiore della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Pozzillo, nel 1920, dal pittore Raffaele Iodice, come da firma e data, con notevolissima bravura artistica.
Questo particolare sembra voler significare e ricordare ai posteri che la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo era sorta come la continuazione storica della chiesa di S. Maria di Giacomo posta sul monte, ad essa subentrando quale chiesa della Parrocchia omonima; la vecchia chiesa fu dismessa definitivamente dall’uso liturgico quando la nuova entrò in funzione. Da allora la Chiesa di S. Filippo fu adibita per la sepoltura dei morti. E a tale uso rimase destinata fino a quando non furono erette, nell’attuale cimitero, prima le cappelle della “Confraternita della buona morte”, poi più tardi quelle della “Confraternita del SS. Sacramento”.
In conclusione, la chiesa detta di S. Filippo risale ad epoca antica, quando si sviluppò la frazione Curti, presumibilmente agli inizi del sec. VII d.C., data anche la sua dislocazione “sul monte”. Anche il vescovo Positano, già citato, nella relazione sulla sua visita a Giano effettuata nel 1722, la dichiarava “non officiabile e bisognosa di urgenti restauri per la sua antichità”. L’anno 1604, scolpito sull’architrave della porta d’ingresso, disorienta il visitatore; non è, sicuramente, l’anno di costruzione, perché la Chiesa esisteva già nel 1583, al tempo cioè della visita del Vescovo Mons. Maranta, come gia detto; potrebbe riferirsi all’anno di restauro della porta di ingresso e di altra parte della costruzione, non individuabile, sia perché manca qualsiasi altro documento di archivio, sia perché il fabbricato è ora diroccato.
Del resto l’architrave sembra parte aggiunta, quindi proveniente da altra costruzione.

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